GABBRIS FERRARI
PER MARI E PER FIUMI
a cura di Laura Gavioli
programma:
18,45
Giardino di Ca’ Cornera, benvenuto
19,00
Rustici della Corte, il poeta Marco Munaro e l’attrice M. Letizia Piva accompagnano all’ascolto di alcuni brani dall’Iliade
19,30
Dopo il saluto delle autorità Donatella Girotto, dirigente Turismo&Cultura, presenta il programma dell’ evento
19,45
Laura Gavioli, curatrice della mostra, presenta il progetto poetico di Gabbris Ferrari
20,00
L’artista illustra in galleria le opere dedicate agli antichi navigatori
20,45
Trattoria di Ca’ Cornera, cena* a tema
22,00
Proiezione del cortometraggio inedito realizzato in occasione della mostra
22,15
Rustici della Corte, Raffaele Peretto, racconta di naviganti, di fiumi e di mari, di lagune, di acque dolci e salate
*La cena, euro 20,00, è su prenotazione allo 0425 21530.
CeDi turismo&cultura ROVIGO
PER MARI E PER FIUMI
a cura di Laura Gavioli
20 luglio – 14 settembre 2012
Granaio di Ca’ Cornera
dal venerdì alla domenica 16 - 19
ingresso libero
Gabbris Ferrari
per mari e per fiumi
Luglio 2012: dopo alcuni anni di sospensione della sua originale attività culturale e artistica il granaio di Ca’ Cornera riapre con un evento preparato appositamente da Gabbris Ferrari, pittore, scenografo, animatore della cultura, così in sintonia con il territorio del Polesine da pensare e realizzare, per l'inizio della seconda parte di questa bella storia, una ricerca speciale, per mari e per fiumi, un volontario attraversamento delle acque e delle terre, con l'intenzione di unire ieri e oggi, realtà e tradizione, la magia e il senso di religiosità che i luoghi conservano. Il Po e gli altri fiumi, il mare, l'oriente vicino, appena oltre Aquileia, le navi romane con le preziose merci di scambio, Adria e Spina, gli Etruschi...L'archeologia ci ha mostrato in questi anni il recupero di navi interrate nei canali sabbiosi dell'entroterra con tutto il loro carico, prezioso corredo per la storia!
Gabbris mi spiega di avere netta la sensazione di camminare sopra una grande quantità di reperti, sepolti e stratificati negli anni e nei secoli passati dalle piccole e grandi perturbazioni naturali... E' questo il sentimento di chi frequenta e ama questi luoghi e non può fare a meno di raccogliere qualche legno qua e là senza smettere di pensare da dove esso provenga, a cosa appartenesse...
Anche l'idea di Gabbris si è concentrata su una barca, nei secoli interrata come sedimenti dell'umanità... ma come raccontare questo viaggio, come esprimere nella concretezza di un percorso esistenziale, l'incertezza di ogni cosa?
Ecco allora concretizzarsi nell'artista la sua lunga esperienza del fare con la pittura, sulla scena teatrale: tre grandi pannelli dove, giorno dopo giorno, il segno primario di un pastello nero ha tracciato le linee di una storia emblematica, con cancellature, ripensamenti, rafforzamento dell'idea emergente, campiture di colore: si trattava di mettere sul piano orizzontale il proprio bagaglio, apparato scenico - architettonico.
Il primo dipinto, intitolato Il giorno dei prodigi e dei sacrifici, descrive la giornata che prepara il viaggio quando tante reminiscenze storiche e il travaglio che sempre precede la partenza si accavallano, cercano il proprio spazio nella composizione: alcune colonne stilizzate introducono la scena, sovrastata dall'uccello che solca il cielo e acquista una forma strana, indefinita, forse è un uccello preistorico; un bucranio come mito sacrificale e un coltello pronto per l'esecuzione; alcune forme minacciose fanno ricordare terremoti, meteoriti, contaminazioni virali; poi un sole al tramonto e pochi segni di una scrittura fenicia.
Il dipinto centrale, intitolato Barche notturne delle acque paludose, comprende tre piccole barche allineate, sovrastate da un vistoso fuoco centrale. Ecco riaffiorare l'eco della storia, della mitologia, l'idea del viaggio e il ricordo dei fuochi accesi per orientare i naviganti e che accompagnavano, nell'antichità, le barche all'approdo: il faro di Alessandria, i fuochi per mare dopo la conquista di Troia... E poi ci sono i remi, le corde, i vasi con le spezie e le provviste per il viaggio, contengono il peperoncino, i semi di girasole, l'ambra...tutto sembra pronto per la magica traversata, un viaggio verso confini non conosciuti e che Gabbris definisce come la messa in scena di sé.
Il terzo dipinto I doni nella casa degli Argonauti ci offre la vista di un grande piano di marmo bianco, come un altare, appunto un'ara dei doni, dove sono collocati degli oggetti simbolici: il poliedro e la doppia piramide, un fiore segnavento appoggiato dentro un vaso, anche una piccola trottola e un amuleto con scarabeo; è citata l'arte di fondere i metalli e il potere dell'alchimia. Frontalmente è posizionata un'antica stele a rinnovare la leggenda di Giasone che all'inizio del suo viaggio si vuole sia passato dalle valli del Po...
Infine, tra le opere in mostra, oltre a tanti bozzetti creati dall'artista inseguendo l'idea primitiva, c'è anche una barca vera e propria, quel mezzo indispensabile per navigare per mari e per fiumi. E' una “creatura” composta con quei magici reperti che sono dovunque nel delta, quando la corrente del fiume incontra la riva o la spiaggia e deposita i misteriosi legni... Basta un piccolo sforzo di assemblaggio perchè essi tornino ad acquisire il profilo di una imbarcazione, l'elemento magico che ha acceso l'immaginazione di Gabbris Ferrari e l'ha condotto a realizzare questa ricerca, nata appositamente per Ca’ Cornera.
La tecnica esecutiva dei dipinti è frontale, fuori da ogni premeditazione; segue l'andamento del pensiero, al momento, dettato dallo sgorgare delle idee e delle immagini: una specie di “liberazione dei sensi”, una tecnica tanto amata dagli scrittori e dagli artisti surrealisti. Infatti Gabbris si definisce un manierista, artista interessato a rincorrere e rimodulare anche esperienze già fatte, a metterle insieme, a contaminare diverse forme e diversi linguaggi fino a raggiungere una nuova originale vitalità.
Luglio 2012 | Laura Gavioli |