Roberto Rebecchi
sculture dipinti incisioni
a cura di Laura Gavioli
dal sei ottobre al venticinque novembre duemilasette
nel granaio
Roberto Rebecchi
un pensiero critico a dieci anni dalla sua scomparsa
di Laura Gavioli
C’è un capitolo dell’arte del ’900 italiano che aspetta ancora di essere approfondito e che potrebbe rivelare, alla fine di una seria ed attenta ricerca, non poche sorprese. Mi riferisco a un’900 italiano “minore” perché riguardante personalità dell’arte a margine dei grandi avvenimenti e degli artisti più importanti del secolo; ma forse possiamo definirle personalità “di ambito provinciale o regionale” per indicare una collocazione geografica che, in un paese come il nostro, ha sempre un certo valore. Per essere ancora più esplicita, il mio riferimento è rivolto ad un ambito geografico-culturale preciso, quello che si può definire della cultura padana . L’area spaziale va da Torino alle lagune venete dove la grande vallata è compresa, a nord, entro le prime digressioni descritte dalle Alpi e, a sud, dalla dorsale degli Appennini. Le radici di questa cultura sono remote e profonde e possiamo ammirarne i segni ancora oggi nelle belle facciate delle antiche cattedrali di Modena o di Ferrara, dove la sculture di Viligelmo e di Nicolao datano al XI e XII secolo. Lo stesso Nicolao, a rimarcare il valore storico delle coordinate appena tracciate, opera anche all’estremità occidentale della Valle Padana, alla Sagra di San Michele (presso Susa) e a Verona, nella chiesa di San Zeno e nella cattedrale: particolare questo che non può sfuggire all’osservatore attento delle opere di scultura di Roberto Rebecchi, che andiamo a presentare, per la profonda adesione dell’artista ad uno stile scabro e puro, così partecipe dell’arte dei grandi maestri primitivi. E ancora dobbiamo osservare, per quanto riguarda Rebecchi, così come per una lunga serie di artisti nati nelle terre lungo il Po, che una comune matrice di estrazione che potrei definire, in senso generale, “agraria e popolare” li tiene legati alla terra, sia di fatto nella plastica della terracotta e della terra cruda, quando lavorano la scultura, che nei colori delle terre dalle numerose varianti e dalle profonde tonalità, quando dipingono.
A questa natura del Po, ai suoi paesaggi, anche alle aspre conseguenze degli eventi eccezionali causati dalle sue acque spesso limacciose, è legata una speciale predisposizione dei suoi artisti ad inseguire il fantastico, nelle sue diverse declinazioni, fino a quella estrema del surreale. La definizione di una matrice comune al loro sentire e che fa riferimento alle ampie distese di una campagna fertile che fiancheggia lo scorrere del Po non deve essere intesa in senso didascalico, come se si trattasse di un’autentica e scontata origine contadina, ma al contrario e con più forza, possiamo affermare che essi appartengono originariamente ad una cultura padana che ha radici profonde nella tradizione artistica, letteraria, musicale, anche cinematografica, e quindi storica e politica.
(...)
Roberto Rebecchi, scultore, pittore ed incisore, necessita di un completo approfondimento: il lavoro deve essere portato nella traccia della sua formazione, rispetto ai valori propri originari, e anche in relazione alla cultura italiana degli anni Trenta, nelle accademie, nelle mostre e nei concorsi. La sua opera, come la sua personalità, dovrebbe essere ordinata e considerata con molta attenzione seguendo quella linfa naturale che si afferma sempre nelle sue opere migliori sprigionando una inaspettata forza ed una straordinaria sintesi di elementi arcaici e di ansia di modernità. Questo piccolo, modesto contributo, a dieci anni dalla sua scomparsa, oltre che un omaggio doveroso all’uomo e all’artista, vuole essere un auspicio alle mostre future.
note tratte dal catalogo
Roberto Rebecchi
sculture dipinti incisioni
Collana La Boa - giugno 2007