GOLDONI, "l’uomo del rinnovamento"
Alessandro Bettero
Carlo Goldoni era un uomo moderno sanguigno, che amava la vita, il buon cibo e il gioco. Il teatro per lui era luogo in cui il mondo si materializzava in tutti i suoi conflitti, tra grandezze, follie e bellezze, troppe miserie e poche nobiltà.
La grandezza del teatro di Goldoni sta nell’abbandonare le maschere che improvvisavano, non più miti greci, Dei ed eroi, né storie con personaggi irreali o fantastici ma personaggi ispirati alla vita di ogni giorno.
Goldoni, in fondo, prende la vita come un grande gioco, o meglio come un grande teatro. Allora questo gioco continuo, tra vita e rappresentazione della vita e vita stessa, rende giovane tutta l’opera di Goldoni. E la sua leggerezza condita di acume straordinario e impareggiabile lo ha consegnato ai posteri con quest’aurea di immortalità.
GOLDONI, "osservatore implacabile"
Tiziano Scarpa
Carlo Goldoni partiva da fatterelli, da piccoli fenomeni del tempo per poi raccontare i grandi conflitti sociali e cambiamenti di mentalità. Entrava nei grandi temi da ingressi secondari, e svelava i contrasti della società prendendo a pretesto mode effimere. La sua magia era far scaturire una “spremuta di storia” da un fatto, da un luogo, dall’osservazione di un posto. Il suo linguaggio era azione.
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