Flavia Franceschini e Paolo Volta portano a Cà Cornera, un omaggio a Ferrara

a cura di Laura Gavioli
Tutti sappiamo guardare un paesaggio, ma la domanda è: per vedere che cosa?

Paolo Volta guarda con occhio professionale, da maestro d'arte, coinvolto dalla natura, ma subito incuriosito dai segni importanti che la natura e gli edifici impongono alla nostra valutazione. Lui, uomo di architettura e di arte, registra il senso misterioso dei vecchi complessi industriali dando vita a disegni e dipinti originali dove il colore prende il sopravvento e si impone per qualità e per timbro recuperando alla fine un'immagine stagliata e definitiva, ma perfetta nel restituire all'osservatore una visione nel senso più ampio del termine, cioè una solitudine delle forme essenziali che ci colpisce e ci ricollega all'esperienza metafisica. Paolo ha conosciuto direttamente il fascino della realtà sospesa, non solo come fenomeno naturale delle magiche nebbie d'Autunno, ma crescendo da bambino in familiarità con il pittore Antenore Magri, sensibile ultimo maestro delle apparizioni metafisiche ferraresi.

Al suo occhio per l'architettura non sfugge la bellezza semplice delle case di Via Borgo di Sotto o di Via del Carbone, e gli elementi architettonici, come le paraste o lesene, che scandiscono gli angoli dei palazzi tra due vie, così come la solenne architettura dei fienili, delle vecchie fabbriche e dei dismessi edifici industriali che tanto qualificano la nostra campagna piatta. Particolarmente suggestivo lo scorcio notturno di Via Zemola, sempre inseguendo siti segreti e defilati...


Flavia Franceschini muove la sua ricerca sulle orme di Borso d'Este (1413-1471), duca di Modena, Reggio e Ferrara, nonché conte di Rovigo, del quale l'anno scorso non si è celebrato il sesto centenario dalla nascita.

Nel 1469 Borso commissionò per il Palazzo Schifanoia, finalmente completato, il famoso ciclo di affreschi del Salone dei Mesi, stimolo continuo alla creatività di Flavia che sente il richiamo immaginifico del contesto evocato dalle bellissime pitture e lascia emergere il suo talento per la scenografia creando una rievocazione plastica delle scene relative al corteo ducale a cavallo e ad altri momenti della piacevole vita di corte. Il rilievo dei fondali è molto sottile, quasi bianco, modellato con leggeri interventi della mano. L'accostamento delle parti è suggestivo e può creare nell'osservatore uno straniamento capace di rammentare quell'incertezza del tempo e dell'ora che è il riferimento fisico, atmosferico, oltre che letterario ed artistico, di Ferrara. Il fascino di una realtà immersa nel mito è particolarmente importante per l'artista che ha scolpito una grande scultura in legno e una serie di piccoli lavori che richiamano la magia del Po e delle sue fantastiche figure femminili cantate dai poeti: Vaghe Ninfe del Po, Ninfe sorelle, ... (T. Tasso, Canzone XXX).

Il lavoro di Flavia è complesso; ma non può sfuggire all'attenzione di chi l'osserva il valore che lei dedica alla fotografia. L'occasione è venuta dalle celebrazioni per il centenario della nascita di Michelangelo Antonioni: bisogna guardare con attenzione le tre fotografie in mostra che concentrano con notevole intensità la poetica del grandissimo artista.

Maggio 2014

Laura Gavioli


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