Ermes Simili - Toro, 1963 - Terracotta, cm.37x15x25

 

Sabato  19 aprile 2025  ore 17,00

 

ERMES SIMILI
Cavalli, uomini e buoi… ed altre anime

A cura di
Alfredo Sigolo

“Tributo a GIAN ANTONIO CIBOTTO a 100 anni dalla nascita"

 

 

Interventi di:
Federica Simili
presentazione del catalogo:
CAVALLI, UOMINI e BUOI...ed altre ANIME
opere dal 1941 al 1981

Alfredo Sigolo
Gli animali nell'opera di Ermes Simili


Vainer Tugnolo

Ermes Simili e Gian Antonio Cibotto 
REM Ricerca Esperienza Memoria
Anno XVI, n. 1 - Aprile 2025

 

“…sugli animali durante la rotta del Po, meglio nota come alluvione, 
un particolare mi ferisce sempre quando ripenso a loro in quelle giornate
 dominate dal turbine delle correnti: lo sguardo perduto, 
rassegnato dei loro occhi, che tenevano addirittura semichiusi…”
G.A. CIBOTTO
Gli animali nell’alluvione
I veneti sono matti NERI POZZA, 2003

 

Quello che va in scena nel granaio di Ca’ Cornera è in filigrana la storia di un amorevole sguardo di due indimenticabili uomini che hanno saputo raccontare, attraverso un linguaggio universale, il Polesine.
Gian Antonio Cibotto (1925-2017), giornalista e scrittore e Ermes Simili (1923-2014), pittore, incisore e scultore.
Tutto nasce dall’impressione che ne ho riportato, accompagnato da Federica Simili e Alfredo Sigolo, durante la visita della mostra: “Sculture di Ermes Simili” tenutasi a Castelmassa, in occasione del centenario dalla nascita dell’artista. La sensazione, netta, era di stare in mezzo a opere di oggi, più di ieri e, che a più di quarant’anni di distanza, quelle opere erano più vive che mai. Soprattutto ho avvertito come continua a essere centrale l’idea dell’arte come esperienza, prima che conoscenza, essendo “oggi” ogni cosa lì com’è, viva, prima ancora di saperla.  In Ermes Simili, come per Gian Antonio Cibotto, si avverte una tale sensazione di solidarietà con tutto ciò che è vivo, che in fondo non sembra importante sapere dove l’individuo o il soggetto cominci o finisca. Secondo abitudine, Ermes Simili, rappresenta “come non sapendo” ovvero scegliendo il punto di vista di uomo qualunque. Toglie i piedistalli, butta da parte gli stereotipi, le formule. E poi ti regala immagini come se tu fossi un amico, producendo quei sottointesi, quelle omissioni che sono del discorso quasi parlato e sono istintivi come quando si parla tra conoscenti. Un linguaggio naturalistico che è poi il tratto comune di molti artisti padani. Questa angolazione si rivela incredibilmente efficace a contatto con gli animali, sia nelle terrecotte che nelle incisioni. Prima di tutto perché riesce a coglierli per quello che sono. Non obbedisce infatti a dolcezze edonistiche: scava all’interno della fisionomia fisica e psichica dell’individuo, quasi scarnificandola, riducendo all’osso l’espressività più recondita, con un senso di angoscia esistenziale. Le forme, nelle sue xilografie, si stagliano nella loro asciuttezza nervosa, con una tensione che, nella resa delle figure intende quasi anatomizzarle, facendoci vedere quel che c’è sotto. Tutto, allora, diventa allegoria amara della vita: e ogni figura è quasi la radiografia impietosa di sé stessa.
Gianpaolo Gasparetto
Ca' Cornera, dove il Po si fa cultura
Associazione Culturale

 

Visitabile dal:
19 aprile–  08 giugno 2025
Ingresso libero su prenotazione
Cell. 348 7157940 –

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